E Tu Slegalo Subito | Le parole di Livia Bicego sull’articolo 35 del Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche 2019
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Le parole di Livia Bicego sull’articolo 35 del Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche 2019

Confbasaglia.org

Riportiamo, condividendole, le parole di Livia Bicego sull’articolo 35 del Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche 2019

“Sto pensando che l’infermieristica ha perso un’occasione storica. Ebbene sì, abbiamo perso un’altra occasione per qualificare il nostro ruolo e la nostra funzione nella Cura di cittadini e cittadine fragili. Ancora una volta scegliamo scorciatoie imbarazzanti. Ancora una volta, senza pudore, ci disponiamo a genuflessioni organizzative senza alcun pudore. Dedichiamo un articolo, il 35, a una pratica oramai chiaramente, per analisi giuridica, medico legale, di evidenze, di letteratura, di saperi, competenze e buon senso, contro tutto e tutti. Contro la legge, l’etica, la deontologia, la professionalità, l’interesse delle comunità e dei singoli cittadini e cittadine. Contro le diverse fragilità. Proprio le aree dove il nostro contributo è più prezioso, determinante e dirimente destini di cura e di benessere non altrimenti perseguibili.

La Storia ci ha viste e visti spesso genuflessi a interessi e poteri altri da noi. Ancora una volta, Ci genuflettiamo di fronte a organizzazioni e modalità operative che squalificano il nostro ruolo e la nostra funzione. Ancora una volta lasciamo aperta la porta, anzi la apriamo noi, a pratiche e modelli organizzativi che possono non considerare i fondamentali bisogni di cura delle persone, lesivi dell’interesse dei soggetti più fragili, che più di altri a noi si devono affidare. Non possono fare altrimenti!

Ancora una volta e chissà per quanti anni, il destino ed il futuro della nostra professione è unito a quello delle persone più fragili. Ma è un destino ed un futuro che ci vede uniti nello sconfortante vuoto di diritto, dignità, libertà, trattamenti adeguati ed appropriati anche in termini economici. Dei due, infermieri e persone con fragilità in cura, siamo noi che avremmo dovuto avere e dimostrare coraggio, competenza, potere.
Abbiamo invece, ancora una volta, scelto il compromesso più facile, la strada più timida, lasciato ai piedi del sentiero lo zaino del sapere, il coraggio della compromissione, della chiarezza, della responsabilità. Peccato. Abbiamo perso un occasione importante. E’ vero. Dichiariamo che la Contenzione non è atto terapeutico.Ma contemporaneamente, ancora una volta, la sdoganiamo con una maldestra lettura. Con una malcelata interpretazione di una pratica che infligge penalità inaccettabili alle persone in cura (ma quale cura?!) ed al professionista che le cura. Ancora una volta non prendiamo posizione. Ancora una volta non dimostriamo la lucidità ed il coraggio necessari nel sostenere il diritto a cure adeguate ed appropriate. E così neghiamo noi stessi, noi stesse, la nostra funzione di cura, il nostro ruolo, il nostro sapere, le nostre competenze.

Perché ne parliamo se si tratta di un evento eccezionale? Temporaneo? Se è tale, viene attuato dall’equipe? Da dove il bisogno di precisare che se è urgenza indifferibile, può essere attuata dal singolo infermiere? Non è ovvio? Non compete a qualunque cittadino, anche non professionista, “salvare” una persona in, o dal, pericolo? (Stato di necessaità, art.54 CP?) Annotiamo nella documentazione clinica, certo, corretto… ma monitoriamo che cosa? L’evento eccezionale, temporaneo? … nel corso del tempo? Monitoriamo l’eccezionalità? Verifichiamo che non permangono le condizioni che ne hanno GIUSTIFICATO l’attuazione? Custodiamo o curiamo? Valutiamo SE ha inciso negativamente sulle condizioni di salute? L’eccezionalità? La temporaneità dell’intervento? Tutto ciò appare, ancora, come nel 2009, in assoluta contraddizione con il resto del (Nuovo?) Codice Deontologico. Abbiamo perso. Ancora una volta abbiamo perso un’occasione importante per schierarci dalla parte delle cure qualificanti e dovute. Ancora una volta abbiamo scelto imbarazzanti compromessi nel Curare la gente, le persone, le comunità, le fragilità. Ancora una volta abbiamo scelto di non Curare noi stessi, la nostra funzione, il nostro ruolo, noi stessi.”