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40° legge “Basaglia”. Mattarella: “Non possono esistere luoghi o categorie entro i quali gli individui smettono di essere persone”

Quotidianosanità, 14 maggio 2018

La “Legge Basaglia” sfida la società a diventare un contesto appropriato per tutti, imponendo nelle politiche pubbliche una riflessione costante sull’identità inviolabile di ogni singola persona, e al tempo stesso sulle sue fragilità. Così il presidente della Repubblica in occasione dei 40 anni della legge 180.

Di seguito la dichiarazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella rilasciata in occasione del 40° anniversario dell’approvazione della legge 180:

Il 13 maggio di quarant’anni fa il Parlamento italiano approvò una riforma fortemente innovativa – nota come “Legge Basaglia” – che modificò la concezione e i criteri dell’assistenza psichiatrica, superando la logica di mera custodia dei manicomi. Si tratta di norme che hanno collocato l’Italia in posizione d’avanguardia e, ancora oggi, costituiscono un motivo d’orgoglio per la nostra cultura e la nostra civiltà.

Quanto è stato compiuto nell’organizzazione sanitaria del Paese, e nei servizi territoriali, continua a rappresentare un punto di riferimento nel confronto internazionale e quella legge segna ancora un punto di svolta.

Non possono esistere luoghi o categorie entro i quali gli individui smettono di essere persone.

La “Legge Basaglia” sfida la società a diventare un contesto appropriato per tutti, imponendo nelle politiche pubbliche una riflessione costante sull’identità inviolabile di ogni singola persona, e al tempo stesso sulle sue fragilità.

Il coraggioso cambiamento di prospettiva ha fatto strada all’idea di una comunità dove lo sviluppo delle capacità e la promozione dell’autonomia diventano anche strumenti terapeutici e inclusivi. Oggi sappiamo che la migliore garanzia del rispetto della dignità delle persone con malattia psichica è il sostegno alle famiglie, con la possibilità di accedere a terapie adeguate su tutto il territorio nazionale: ogni sforzo deve essere destinato allo scopo di non lasciare soli coloro che devono accudire i malati.

Nell’ambito di una società ove sono presenti sempre ulteriori marginalità, la prevenzione è diventata la nuova frontiera di un impegno volto a ridurre i potenziali fattori di trauma.
Anticipare la lettura dei segnali di disagio e prestare attenzione anche alle fasce di età più giovani è oggi il modo per essere all’altezza – quarant’anni dopo – di una riforma così importante per la società intera, che ha restituito al consorzio civile persone ammalate, prima destinate a completa emarginazione».